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La provincia di Modena
La provincia di Modena presenta una caratteristica che contribuisce a definire alcune peculiarità delle formazioni partigiane che vi operano: è morfologicamente divisa in due zone distinte. La parte centro-settentrionale della provincia è infatti pianeggiante, mentre quella meridionale è montagnosa, appenninica. Di conseguenza, anche i reparti partigiani si dividono in due grandi gruppi: quelli di pianura e quelli di montagna.
La montagna incarna, anche secondo l’immaginario comune, il luogo tipico della Resistenza. Per loro natura i monti sono più difficili da controllare da parte di forze regolari di occupazione, e offrono invece un buon riparo a gruppi più agili, più sciolti e capaci di rifugiarvisi. Non a caso è la montagna ad ospitare le prime vere formazioni partigiane modenesi, e a vederne le prime azioni. Mentre in pianura la Resistenza deve ancora terminare di organizzarsi del tutto, nell’estate 1944, in montagna viene a crearsi addirittura un territorio controllato “a viso aperto” dai partigiani: la cosiddetta Repubblica di Montefiorino. Esperienza che sarebbe stata impensabile in pianura, e che, dopo l’interruzione dovuta ad un pesante attacco tedesco, riprenderà nell’autunno 1944. La montagna, tuttavia, oltre a proteggere rischia anche di isolare le formazioni, e di costringerle a spostarsi molto spesso, a seconda dei movimenti nemici e dei fattori climatici e naturali. Per questa ragione le formazioni montane sono molto più fluide, tendono a cambiare struttura, organizzazione e area di operazione molto più spesso rispetto a quelle della pianura.
Le formazioni della pianura, di contro, hanno uno sviluppo più tardivo. Si trovano ad operare difatti in un ambiente nel quale le forze regolari riescono ad esercitare un controllo molto più capillare. Per ovviare a ciò si tenta di fare in modo che meno partigiani possibile debbano vivere in clandestinità, nascosti, mentre gli altri conducono una vita pressoché normale, prestandosi quando serve (solitamente di notte) ad effettuare azioni. In questo modo, sostentare e proteggere i (relativamente) pochi clandestini risulta più agevole. In tale contesto i partigiani devono fare totale affidamento alla disponibilità e alla solidarietà della popolazione, specie quella contadina, nei loro confronti. Gli abitanti provvedono difatti a nasconderli nei rifugi sotto le loro case, a nutrirli, a coprirli, esponendosi ad altissimi rischi. Ciò è possibile anche perché i ribelli di pianura solitamente operano nel loro territorio di residenza, e spesso conoscono le famiglie che li ospitano. Queste formazioni sono, per naturale conformazione, più statiche nella loro impostazione e struttura, e tendono a non spostarsi da una stessa zona.
Tra la parte pianeggiante e quella montana si trova una zona pedemontana, fondamentale, insieme alle valli create dai fiumi Secchia e dal Panaro, per i collegamenti tra pianura e montagna.
A causa della centralità della provincia, nel periodo 1943-1945 essa è solcata da numerose vie di comunicazione: la Via Emilia, che la attraversa da ovest a est, collegandola con il resto della regione; la Strada Statale dell’Abetone e del Brennero da nord a sud, arteria vitale per la comunicazione con il nord (e quindi fondamentale per le truppe tedesche) e con la Toscana; la Strada Statale Romana, per i collegamenti con la Lombardia e il ponte sul Po di San Benedetto. Ricordiamo poi le principali tratte ferroviarie: la Bologna-Milano, la Bologna-Verona e la Modena-Mantova.
Mappa e cronologia degli eventi
22 aprile 1945
La liberazione di ModenaModena - Azioni e battaglie partigiane
La città di Modena viene liberata dalle forze partigiane il 22/04/1945. Dopo alcuni scontri, il presidio tedesco si arrende.