Coriano. Violenze sui civili e vendette sulla Linea Verde n.2

Dopo lo sfondamento della Linea Verde n.1 a fine agosto, la tenace difesa tedesca si assesta sulla Linea Verde n.2 che corre da Gemmano a Coriano e Riccione, investita dall’offensiva alleata a partire dal 3 settembre. Per quasi due settimane i territori lungo la linea subiscono una totale devastazione per bombardamenti e combattimenti che avvengono spesso casa per casa, con i due eserciti a scontrarsi indifferenti alla presenza della popolazione costretta in precari rifugi. Nel settore della linea più vicino alla costa, a Riccione e Coriano, alla drammaticità dello scontro militare si somma la feroce violenza nazifascista che si abbatte su decine di civili inermi. Il 3 settembre, mentre è liberata la frazione corianese di Sant’Andrea in Besanigo, a Cerasolo, all’altro estremo del territorio comunale, viene fucilato dai tedeschi il 22enne antifascista Aristodemo Ciavatti, accusato di aver ucciso un militare alcuni giorni prima. È stato catturato mentre fugge nella Repubblica di San Marino insieme al fratello Mario, il vero autore dello scontro con il soldato germanico; la madre e la fidanzata dell’altro fratello, Libero, sono salvate dall’intervento del parroco don Vincenzo Foschi.
Seguono diversi episodi di violenza sui civili a Coriano, a volte solo perché sorpresi ad uscire dai ripari per cercare acqua o viveri, o perché in fuga da rifugi diventati pericolosi, come quelli in località Le Saline bombardati a più riprese tra l’8 e il 12 settembre con decine di morti e feriti. Le operazioni per la liberazione dell’intero territorio corianese sono estremamente lunghe, durano almeno fino al 17 settembre, e sono punteggiate da spietate violenze che portano alla morte una quindicina di persone, in episodi singoli o con punizioni collettive, come è successo a Vito Fabbri insieme al suocero Giuseppe Pazzaglini e un anziano vicino di casa, Agostino Faetani, fucilati a Cà Righetti l’11 settembre senza alcun motivo.
Anche la liberazione totale del territorio del comune di Riccione è impegnativa e di lunga durata, e anche qui si ripete lo stillicidio di violenze e uccisioni di civili inermi. Dopo l’arrivo il 2 settembre nella periferia sud della città, il fronte di guerra si ferma per giorni sulle opposte sponde del Rio Melo e del porto-canale, quindi si abbatte con ripetute battaglie sull’area della chiesa parrocchiale di San Lorenzo in Strada, posta poco prima del torrente Marano e dell’aeroporto di Miramare, al confine nord del comune, raggiunti solamente a metà mese. Durante questi giorni caotici, proprio a San Lorenzo avviene l’efferato delitto di Giulia e Vittorio Montali, gli anziani fratelli del parroco, don Giovanni Montali, antifascista ben noto ai repubblichini del luogo; minacciato di morte, il 20 giugno 1944 il sacerdote fugge a San Marino nascondendosi nel convento di Valdragone. Non potendo trovare il loro avversario politico, i fascisti riccionesi approfittano della confusione creata dagli scontri armati per vendicarsi sui fratelli, uccidendoli e gettandoli nel pozzo della canonica. In seguito i fascisti riccionesi scaricarono la colpa sui soldati tedeschi ma il parroco seppe la verità, anche se si rifiutò di denunciare i veri colpevoli. La popolazione dei due comuni pagò molto caro il passaggio del fronte di guerra. Oltre a centinaia di feriti, imorti furono 172 a Coriano e 69 a Riccione; di questi oltre 20 furono vittime di azioni violente da parte di soldati nazisti e fascisti llocali.


A cura di

Maurizio Casadei
Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Età contemporanea della provincia di Rimini

Data dell'evento

Da Domenica, 3 Settembre 1944 a Domenica, 17 Settembre 1944

Luogo dell'Evento


Coriano / Riccione

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