Una radio alleata fra i partigiani
Nella notte tra il 17 e il 18 settembre una missione di tre membri del Reparto NP (Nuotatori Paracadutisti) del Reggimento San Marco al servizio dell’OSS statunitense sbarcò sulla costa a nord di Porto Corsini, a sud delle Valli di Comacchio.
Il Reparto NP era stato un ristretto gruppo speciale della Regia Marina, specializzato in incursioni dietro le linee nemiche britanniche in nord Africa. Dopo l’8 settembre ’43 il Reparto si divise in due: chi scelse la X Mas della Repubblica Sociale e chi invece collaborò con Regno del Sud. Questi ultimi uomini vennero inquadrati e ri-addestrati dall’OSS americano e operarono sul versante adriatico fino alla Liberazione con motosiluranti e MAS. Venivano inviati oltre le linee tedesche per sabotaggi, raccolta di informazioni oltre che per contattare e appoggiare le formazioni partigiane.
La particolarità della situazione fece sì che questa unità americana dell’OSS fosse affidata a Richard M. Kelly e Alphonse Thiele e aggregata all’VIII Armata britannica operando con marinai italiani. Una miscela che diede ottimi risultati.
Il gruppo, sbarcato dalla motovedetta 56 (nel dopoguerra 472, donata alla città di Ravenna negli anni ‘70) era composta dal capo-missione Ten. Angelo Garrone, dal Sottocapo RT Giuseppe Montanino e dal marò Antonio Maletto. Portava il nome in codice “Radio Bionda”. Tra i suoi compiti originari quello di entrare in contatto coi partigiani della zona – di cui fino a quel momento poco si sapeva – non era prioritario. Prima veniva la raccolta di informazioni sull’entità e la dislocazione delle forze tedesche, sullo stato delle difese, sui rifornimenti tedeschi via terra e nel porto ravennate, ma anche in aree più ampie, fino al forlivese.
Dopo i primi contatti con partigiani locali iniziò l’invio di messaggi alla stazione di controllo di Viserba. Alla fine di settembre, causa il pericolo di un rastrellamento tedesco, gli NP si trasferirono «in un accampamento di partigiani nascosto in un luogo sicuro»: era l’isola degli Spinaroni, base del Distaccamento partigiano “Terzo Lori” da poco insediatosi in quella Pialassa.
L’isola aveva una collocazione ottimale, vicina al porto, non distante dalle principali vie di comunicazione e dalla città, ancora presidiata dai tedeschi. Ciò consentì un contatto continuativo tra alleati e partigiani, contribuendo non poco al coordinamento delle successive operazioni, oltre alla preziosa raccolta di informazioni. Il marò Maletto per tre volte rientrò al Comando alleato su barche fornite dai pescatori locali. Il più importante di questi trasferimenti avvenne tra il 19 e il 24 novembre: a Bulow venne richiesto di recarsi al Comando del 1° Corpo canadese per una reciproca conoscenza e per accordi sui piani che potessero portare senza troppi rischi gli Alleati a conquistare Ravenna. Al ritorno fu aggregato come Ufficiale di collegamento il Magg. Healy, che svolse una funzione importante prima e durante la battaglia che liberò Ravenna. Il 5 dicembre venne chiesto alla missione Bionda un ulteriore compito: spostarsi a nord, nelle valli di Comacchio per continuare là il raccordo coi partigiani. Ma il giorno 7 la radio rispose: «Impossibile raggiungere le valli. Siamo isolati. Domani passiamo le linee.»
In 81 giorni avevano trasmesso 339 messaggi radio e ricevuti quasi altrettanti.
Radio Bionda fu considerata un esempio prezioso per tutti i comandi alleati sulla Linea Gotica in vista dell’offensiva finale dell’aprile 1945.
A cura di
Istituto storico di Ravenna, Giuseppe Masetti