Un atto eroico: le donne di Bondeno invadono il Municipio

Domenica 18 febbraio 1945 è una giornata storica nella lotta per la liberazione del Ferrarese. Protagoniste sono le donne di Bondeno, che scendono in piazza e invadono il Municipio del paese, bruciando i documenti e i registri di leva di capitale importanza per i rastrellamenti di quei giorni.

L’azione eroica, dai toni quasi epici, di aperta protesta contro il fascismo non è estemporanea, ma è organizzata minuziosamente dal Comitato di Liberazione Nazionale provinciale e da quello locale, che a Bondeno possono contare su una lotta di Resistenza organizzata e su uomini e donne ben formati. Già nel 1944, infatti, le donne di Bondeno hanno invaso il Municipio; poi, il 5 febbraio del 1945, un volantino della Federazione del Partito comunista ferrarese sprona le donne a unirsi ai Gruppi di difesa della donna e a manifestare contro gli assassini nazifascisti, “esecutori e responsabili di tante infami sofferenze”.

Il 18 febbraio i fascisti non si aspettano ulteriori disordini. Le donne e alcuni giovani passano all’azione. Dalle frazioni bondenesi di Montemerlo, Ponte di Spagna, Scortichino, Gavello, San Biagio e Ospitale e si danno appuntamento davanti al Municipio. Racconta quella giornata storica l’edizione straordinaria de La Nuova Scintilla del 19 febbraio, l’organo clandestino della Federazione comunista ferrarese: “Le donne di Bondeno scendono in piazza, occupano il Comune, esponendo la bandiera nazionale, tengono comizi protestando contro la fame, il freddo ed il terrore dei nazi-fascisti”, così recita il sottotitolo in prima pagina. Le donne del paese, insieme ai giovani, scendono dunque la domenica mattina in piazza per protestare contro il nemico: tedeschi e fascisti privano le famiglie, allo stremo, di derrate alimentari e capi di bestiame, facendo loro soffrire la fame. A ciò si aggiungono i rastrellamenti della settimana precedente, a cui seguono le torture.

La cronaca si intreccia con le parole di Giuseppe Ferrari (“Bruno”), che ha il compito di riferire nei dettagli la preparazione e lo svolgimento della giornata al Partito comunista: c’è la “compagna Mora in testa” al gruppo di donne, davanti al comune, ed è lei a trascinare le altre all’interno per esporre il tricolore gridando “Viva l’Italia”, inneggiando alla lotta di liberazione e chiedendo la pace. Nel frattempo, i partigiani proteggono l’area.

Dopo un primo comizio sulla piazza e un secondo dal balcone, al grido di “basta con i rastrellamenti, rivogliamo liberi i nostri uomini!”, dalle finestre iniziano a volare i libri, il mobilio e i registri dell’amministrazione fascista. “Lorde figure di briganti neri sono entrate in campo sparando con i loro mitra contro delle donne inermi”, prosegue il giornale, “ma queste, per niente impaurite, hanno insultato questi figuri, strappando l’approvazione della popolazione”, che prima si accalca e poi sostiene l’azione; “e li hanno costretti a ritirarsi sotto il peso della loro schifosa vergogna”.

Alcune donne sono picchiate, altre ancora rimangono a terra ferite: Linda Marchetti, per i colpi subiti, sarà ricoverata in un ospedale psichiatrico, e Irene Bergamini sarà dichiarata invalida di guerra. Le donne arrestate, invece, sono liberate grazie allo scambio con il podestà Gulinelli, rapito dai partigiani. Il prezzo per Bondeno è caro: l’autorità statale commina una multa collettiva di 500 mila lire all’intera comunità, per aver permesso che si svolgesse “una manifestazione sovversiva”, con “gruppi di donne delle frazioni, spinte innanzi da elementi vili che agiscono nell’ombra al soldo straniero”.


A cura di

Nicolò Govoni
Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

Data dell'evento

Domenica, 18 Febbraio 1945

Luogo dell'Evento


Municipio di Bondeno e piazza antistante

Risorse multimediali