Tentativi di attacchi partigiani ai presidi tedeschi sulla Statale 12 in Appennino
Con l’arrivo della primavera del 1945 il movimento partigiano sull’Appennino modenese aveva ripreso vigore: le condizioni atmosferiche erano migliorate, gli effettivi erano aumentati, la qualità degli armamenti era stata implementata e, di conseguenza, le azioni si erano intensificate.
Anche i rastrellamenti nazifascisti dei primi giorni di aprile avevano sortito uno scarso effetto.
Il 5 aprile il generale Clark, comandante di tutte le forze armate alleate presenti in Italia, comunica al Comando della Divisione partigiana Modena I (“Modena Montagna”) l’ordine di attaccare immediatamente il nemico, per supportare le azioni della V Armata Americana. Il Comando partigiano, pur notificando la limitatezza dei propri armamenti e delle munizioni, si impegna in nella direzione indicata.
L’8 aprile la missione alleata insediata presso la Divisione Modena I chiede al Comando di appoggiare un primo assalto da parte del Battaglione alleato contro i presidi tedeschi lungo la Strada Statale 12, previsto per il 10 aprile. Il Battaglione alleato era una formazione costituita tra l’Appennino reggiano e quello modenese alla fine di marzo e composta da una compagnia di paracadutisti inglesi, una compagnia di russi e un’ultima da partigiani reggiani: 300 uomini in totale.
Secondo i piani questo reparto, assistito da gruppi delle brigate partigiane Dolo, Santa Giulia, Scarabelli e Dragone, avrebbe dovuto assaltare i presidi tedeschi di Prignano, Moncerrato, Serramazzoni, Pavullo, Lama Mocogno, Mocogno, Cadignano e Montecerreto, in concomitanza con un attacco dell’esercito regolare alleato previsto in quella data tra il monte Cimone e l’Abetone.
Tuttavia, mentre le formazioni partigiane sono in marcia per avvicinarsi agli obiettivi, lo schieramento viene aggredito in più punti da consistenti forze tedesche, le quali erano con tutta probabilità state informate dell’iniziativa. Si registrano attacchi tedeschi nella zona di Lama Mocogno-Cadignano, in quella di Pianorso-Le Braglie, e persino dietro lo schieramento partigiano, nel territorio controllato dalle brigate Dolo e Santa Giulia. Quest’ultima formazione perde il proprio comandante, Mario Allegretti (Medaglia d’Oro al Valor Militare conferita alla Memoria), nell’ambito di questi combattimenti.
Le forze partigiane tentano di rispondere come possono a questa inaspettata mossa nemica. A volte difendendosi con successo, come alcuni reparti delle brigate Dragone, Scarabelli e Italia a Costrignano; altre volte tentando di contrattaccare. È questo il caso della Brigata Italia, la quale riesce a colpire il presidio tedesco di Sant’Andrea Pelago, e di elementi della Brigata Santa Giulia, che tentano il mattino del 10 aprile di attaccare il presidio tedesco di Moncerrato ma vengono respinti.
La reazione tedesca aveva potuto essere così immediata anche grazie al fatto che la prevista offensiva alleata simultanea nella zona dell’Abetone non aveva avuto luogo.
Questo elemento, insieme al fallimento del piano di attacco, contribuisce in quel momento a creare un clima di diffidenza e prudenza nei confronti degli Alleati e delle loro missioni presso i Comandi partigiani.
A cura di
Mattia Golinelli
Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Modena