La liberazione di San Pietro in Casale
Comune prevalentemente agricolo, San Pietro in Casale ha dato un grande contributo alla Resistenza, dallo sciopero delle mondine al recupero dei capi di bestiame razziati dai tedeschi.
Nell’aprile 1945, i partigiani della 2a brigata Garibaldi “Paolo”, in vista della liberazione della pianura bolognese, dal giorno 18 si concentrano al Casone (frazione di Rubizzano), loro base operativa; hanno l’ordine di raggiungere Bologna o, in caso non sia possibile, liberare la loro zona. Contemporaneamente all’avanzata alleata, il 20 aprile 1945, prende avvio l’operazione aviotrasportata “Herring”: paracadutisti del ricostituito esercito italiano vengono lanciati in territorio occupato e una squadra atterra nella zona di Maccaretolo; alcuni paracadutisti rimangono uccisi. Il 21 aprile neozelandesi e partigiani si incontrano al Ponte della Morte, nella zona di Altedo e si accordano per evitare la distruzione di San Pietro in Casale: i partigiani libereranno la cittadina con l’appoggio dei corazzati alleati. Ma il 22 aprile, all’ora convenuta, i carri armati non si presentano e i partigiani decidono di agire ugualmente. Divisi su tre colonne i partigiani attaccano San Pietro in Casale. La colonna sud, partita da Rubizzano, viene blocca dalla resistenza tedesca e deve retrocedere. Anche la colonna centrale, giunta nei pressi della ferrovia, dove sono appostati i tedeschi, viene bloccata e anche in questo caso i partigiani devono ripiegare. La colonna nord, in marcia verso Gavaseto, viene bloccata dalla resistenza tedesca nei pressi della fattoria Pizzirani. Il primo tentativo di conquista viene respinto e nello scontro muoiono alcuni partigiani. Un partigiano risolve la situazione incendiando il fienile dove sono asserragliati i tedeschi, che devono ritirarsi. San Pietro in Casale è quasi libera. All’imbrunire, neozelandesi e partigiani si incontrano nuovamente davanti all’ingresso del paese e i resistenti invitano i soldati a entrare, ma un ufficiale carrista neozelandese nota sul campanile una postazione di mitragliatore e chiede ai partigiani di eliminarla. Due abili partigiani salgono sul campanile, catturano i due tedeschi e gettano giù il mitragliatore: è il segnale che San Pietro in Casale è libera. I neozelandesi vi entrano in forze il mattino presto del 23 aprile. Ventidue sono i partigiani caduti durante la liberazione della cittadina. Mentre la vicina San Venanzio di Galliera, dopo alcuni scontri con i tedeschi, viene liberata dai partigiani del locale distaccamento con l’aiuto dei paracadutisti italiani.
A cura di
Massimo Turchi
Associazione Linea Gotica – Officina della Memoria