All’Ippodromo ci sono le corse domani. La liberazione di Bologna

A Bologna, l’inverno del 1945 è segnato da una dura lotta che, solo tra gennaio e aprile, conta 587 azioni partigiane contro fascisti e tedeschi. La Resistenza vuole conservare l’anonimato, l’efficienza delle basi (mascheramento), allargare la solidarietà sociale e la partecipazione politica in città e provincia. Ilio Barontini (Dario), comandante partigiano alla guida del CUMER (Comando Unico Militare Emilia-Romagna), punta a far assumere alle brigate partigiane un volto pienamente militare e unitario per facilitare, all’arrivo delle truppe alleate, il riconoscimento politico della Resistenza. Da un punto di vista operativo questa volontà si traduce nella formazione della Divisione patriota “Bologna”, da rendere attiva dai primi di aprile del 1945, con a capo ufficiali superiori che già avevano combattuto su vari fronti, pur tenendo inalterata la catena di comando delle nove brigate operanti a Bologna e provincia. I tempi sono dettati dalle notizie che arrivano dagli alleati: Bologna dovrebbe essere liberata per metà aprile.
A portare in città queste importanti informazioni è Sante Vincenzi (Mario) partigiano con il ruolo di ufficiale di collegamento che affronta numerose missioni tra le linee del fronte perché bisogna definire le modalità di azione tra la Resistenza e gli Alleati in vista della liberazione di Bologna.
Le truppe americane, infatti, hanno attaccato le linee tedesche nell’appennino tosco emiliano tra Modena e Bologna, conquistando definitivamente alcuni punti saldi per l’attacco finale alla pianura. In questo contesto, inizia l’elaborazione di un piano d’insurrezione da far scattare nell’imminenza della liberazione con la suddivisione della città in cinque settori dove le formazioni partigiane saranno impegnate in diversi punti strategici.
Il piano, in collegamento con gli Alleati, prevede l’utilizzo di una frase in codice per dare inizio all’insurrezione da inserire nelle trasmissioni radio in lingua italiana della BBC rivolte alla Resistenza con preavviso di 24-48 ore sull’arrivo delle truppe a Bologna. Un foglio con la frase “All’Ippodromo ci sono le corse domani”, da imparare a memoria e comunicare al ritorno a Bologna, viene mostrato a Sante Vincenzi da C. Macintosh comandante del N. 1 Special Force britannico. Il piano però resta sulla carta e non sarà mai attuato.
I tedeschi e i fascisti in gran parte si ritirano tra il 19 e il 21 aprile facendo cadere le ragioni di un’insurrezione partigiana almeno in una logica militare e Sante Vincenzi viene ucciso il 20 aprile a Bologna, insieme a Giuseppe Bentivogli, in circostanze mai del tutto definitivamente chiarite.
Le prime unità alleate entrano a Bologna senza sparare un colpo la mattina di sabato 21 aprile 1945. Sono il 2° corpo polacco dell’8 Armata britannica, i reparti avanzati delle Divisioni USA 91ª e 34ª, avanguardie dei gruppi di combattimento Legnano, Friuli, Folgore e parte della brigata partigiana Maiella.
I partigiani controllano già la Prefettura, la Questura, il Comune e altri importanti punti della città. Le vie e le piazze sono piene di persone che festeggiano e accompagnano i soldati sulle jeep. Sul muro esterno di Piazza del Nettuno molte donne cominciano a mettere fiori e fissare santini con le foto di figli, familiari uccisi e abbandonati in quel luogo di sacrificio oggi conosciuto come sacrario dei partigiani.
Il Comitato di Liberazione Nazionale, per delega del governo, assume tutti i poteri civili.
Di conseguenza si assegnano gli incarichi per la nuova giunta comunale che corrisponde all’intesa tra le componenti bolognesi dell’antifascismo con la nomina a sindaco di Giuseppe Dozza.


A cura di

Davide Sparano
Istituto Storico Parri – Bologna Metropolitana

Data dell'evento

Sabato, 21 Aprile 1945

Luogo dell'Evento


Piazza Maggiore, Bologna

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