Grande rastrellamento dell’Appennino modenese-reggiano del gennaio 1945

Dopo aver portato a termine, negli ultimi mesi del 1944, azioni contro i reparti partigiani delle montagne piacentine e parmensi, all’inizio di gennaio 1945 le forze tedesche danno inizio ad un grande rastrellamento nell’Appennino modenese-reggiano.

Al momento dell’attacco la Divisione partigiana “Modena” è ancora in corso di riorganizzazione, e conta circa 800 uomini armati e dotati di munizioni, ma con scarso equipaggiamento. Ciò costituisce un importante deficit in quella particolare situazione, dato che nei giorni precedenti alcune nevicate avevano lasciato oltre un metro di neve sui monti. I tedeschi, per contro, sono ben preparati: dispiegano truppe alpine e reparti di sciatori. Il loro obiettivo è quello di accerchiare le formazioni partigiane tra le proprie forze e la parte alta dell’Appennino, che in quel momento è inaccessibile. Il 6 gennaio le truppe tedesche raggiungono Talbignano, Ponte Cervaro, Pianorso, Palagano e Piandelagotti. Date le condizioni climatiche, il servizio di comunicazione e collegamento non funziona: i partigiani verranno a conoscenza solo tardivamente dell’operazione in corso.

Il primo attacco viene attuato la mattina del 7 gennaio nell’area dei monti S. Giulia e S. Martino. Hanno luogo combattimenti presso Ponte Cervaro, Poggio San Martino, Morano, Saltino e Monchio. Verso mezzogiorno una colonna tedesca si spinge fino a Frassinoro, e dopo alcuni scontri con i partigiani occupa il paese. Da lì i reparti tedeschi tentano avanzare a nord verso La Verna, frazione di Montefiorino, ma vengono respinti dalle forze partigiane. Data la situazione, al fine di evitare accerchiamenti, la sera del 7 gennaio il comando della Divisione “Modena” dà ordine alle brigate dipendenti di ripiegare verso Toano, nel reggiano, dove il giorno dopo si riesce a costituire una linea di difesa, impedendo ai tedeschi di penetrare nel territorio. Nel frattempo continuano gli scontri anche nel settore più settentrionale dei monti S. Giulia e S. Martino, dai quali i partigiani devono ritirarsi, dopo l’intervento delle artiglierie tedesche.

Il 9 i tedeschi tentano di prendere Quara, ma vengono respinti. Occupano però Toano e da lì, impegnandosi in una manovra di accerchiamento, puntano a nord su Cavola. I partigiani riescono tuttavia a disimpegnarsi. Occupato il 10 il paese di Gova dalle forze tedesche, e tenutosi un altro scontro in località Are Vecchie, il comando partigiano decide di ordinare ai reparti di sganciarsi, spostarsi a sud-est, trasferirsi a Medole, tornare nella zona modenese, passare il torrente Dragone e collocarsi a Boccassuolo di Palagano.

Il rastrellamento vero e proprio si conclude quel giorno, e le truppe tedesche lasciano le zone tra il 15 e il 20 di gennaio.

Le forze partigiane della Divisione “Modena” registrano in quei giorni 20 caduti e una quarantina di feriti.

Se da un lato la risposta partigiana a questo attacco evidenzia alcuni aspetti positivi (la stabilità generale delle formazioni, i combattimenti, la capacità di riorganizzarsi, l’abilità del Comando nel gestire la situazione); essa però mette anche in luce le carenze del movimento partigiano (la difficoltà nelle comunicazioni e nei collegamenti, la mancanza di equipaggiamento adeguato, l’incapacità del Comando di tenere contatti con tutti i reparti).

Ciononostante, già tra la fine del rastrellamento e gli inizi di febbraio il movimento riesce a riorganizzarsi e a riprendere le azioni.

Montefiorino dopo i rastrellamenti: la seconda fase della zona libera di Dana Portaleone, tratto dal sito E-Review – Rivista degli Istituti Storici dell’Emilia Romagna in Rete.


A cura di

Mattia Golinelli

Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Modena

Data dell'evento

Da Sabato, 6 Gennaio 1945 a Mercoledì, 10 Gennaio 1945

Luogo dell'Evento


Il rastrellamento colpisce la zona appenninica sud-occidentale della provincia di Modena, per poi sconfinare nella parte sud-orientale della provincia di Reggio-Emilia.

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