Gli attacchi partigiani all’hotel Baglioni e la battaglia dell’Università

L’iniziativa partigiana assume un particolare significato politico militare nell’idea sempre più concreta di un’insurrezione popolare soprattutto dopo l’avvio dell’offensiva alleata contro l’ultimo sbarramento tedesco in appenino nel settembre del 1944. Gli scontri con i nazifascisti aumentano su tutto il territorio provinciale nonostante il duro colpo inferto alla Resistenza con la fucilazione dei dirigenti bolognesi del Partito d’Azione, tra i quali il comandante delle brigate GL in regione Massenzio Masia il 23 settembre 1944. Pochi giorni dopo, il 29 settembre, sei gappisti della squadra “Temporale” della 7 Gap attuano il primo dei due spettacolari attacchi all’hotel Baglioni (oggi hotel Majestic) in via Indipendenza 8, sede del primo comando nazista in città, in seguito usato come luogo di rappresentanza e ritrovo mondano per gerarchi fascisti e ufficiali tedeschi.

In questo primo tentativo però qualcosa va storto.

I due gappisti Vincenzo Toffano “Terremoto” ed Evaristo Ferretti “Remor”, arrivati all’ingresso in divisa tedesca, eliminano le guardie e permettono agli altri di piazzare una cassa di tritolo all’interno. Poi, cosparse le scale di benzina, sparano raffiche nella sala dove è in corso una festa in onore del maresciallo Christian Knorr uno dei liberatori di Mussolini al Gran Sasso.

I tedeschi non hanno il tempo di reagire e i partigiani risalgono in macchina verso via Indipendenza in attesa dell’esplosione che però non avviene. Ritornare sul luogo per accendere la miccia è una follia, ma appena tornati alla base già progettano un nuovo attacco per la notte del 18 ottobre. Attorno all’una sei gappisti (Nazzareno Gentilucci “Nerone”, Dante Palchetti “Lampo”, Dante Drusiani “Tempesta”, di nuovo “Terremoto”, “Renor”e Golfiero Magli “Maio”) in divisa fascista e tedesca a bordo di un’auto militare scendono da via d’Azeglio verso l’ingresso del Baglioni dove posizionano una cassa con trenta chili di tritolo. I danni sono enormi: la parte centrale dell’edificio crolla trasformandosi in una trappola mortale per molti tedeschi. Sul Resto del Carlino però solo poche righe e non si accenna a vittime. L’impatto psicologico per i nazifascisti è importante perché le due azioni al Baglioni sfidano il potere dell’occupante nel cuore di Bologna. Due giorni dopo l’azione del Baglioni, nel pomeriggio del 20 ottobre, la base partigiana dell’Università viene investita da formazioni fasciste in assetto da guerra. Circa 200 militi della Guardia Nazionale Repubblicana accerchiano la sede centrale dell’Ateneo e fanno irruzione nell’Istituto di Geografia base operativa segreta della formazione GL in città. Quel pomeriggio, all’interno, ci sono solo 6 partigiani (Mario Bastia “Marroni”, Ezio Giaccone, Stelio Ronzani, Tonino Prasutti, Antonio Scaravilli e i fratelli Leo e Luciano Pizzigotti.

I fascisti iniziano a sparare colpi di mitragliatrice e i partigiani tentano di uscire dall’area assediata attraverso un cunicolo guidati da Bastia, ma solo Prasutti riesce a seguirlo. A quel punto Bastia torna disperatamente indietro per non lasciare i compagni in balia del fuoco nemico. La battaglia impari non dura molto, tre partigiani restano feriti e gli altri finite le munizioni non sfuggono alla cattura e all’esecuzione nel cortile del rettorato. Il Carlino scriverà “sei terroristi giustiziati”. Lo scontro dell’Università è il preludio delle battaglie di novembre in una Bologna divenuta città frontiera a causa dell’interruzione dell’offensiva alleata e la mancata liberazione.


A cura di

Davide Sparano

Istituto Storico Parri – Bologna Metropolitana

Data dell'evento

Da Venerdì, 29 Settembre 1944 a Venerdì, 20 Ottobre 1944

Luogo dell'Evento


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