Episodi di cecchinaggio/franchi tiratori durante gli ultimi giorni della liberazione

Il 27 aprile 1945 la prima pagina della Gazzetta di Parma pubblica la notizia che il Comitato di Liberazione Nazionale Provinciale assumeva i pieni poteri “in attesa di una libera consultazione popolare”. All’articolo 7 si legge: “Tutte le forze armate del regime nazi-fascista sono sciolte. Gli appartenenti alle disciolte Forze Armate del passato regime sono tenuti, sotto pena di morte, a presentarsi per la consegna delle armi e dell’equipaggiamento a Comando dei Volontari della Libertà”. All’articolo 9 viene specificato che “una Commissione di giustizia è costituita presso la Giunta Provinciale per assicurare la rapida epurazione dalla vita locale dei residui del passato regime di corruzione e di tradimento, per la punizione esemplare dei criminali di guerra e di quanti si sono resi complici della barbarie e della oppressione nemica”. I militari fascisti e nazifascisti sono quindi tenuti ad abbandonare le armi, pena la morte immediata, e il CLN si impegna fin da subito ad organizzare un’operazione di completa epurazione di elementi fedeli al nazifascismo. Questa decisione è resa necessaria perché durante i giorni interessati dal processo di liberazione della città sono diversi gli episodi in cui vennero scovati uomini “del passato regime” che rifiutano di lasciare le armi e sono protagonisti di azioni di cecchinaggio contro i partigiani in perlustrazione delle vie cittadine. Era stato Pino Romualdi, Vicesegretario della Repubblica Sociale Italiana, nel gennaio 1945 a dare disposizioni per organizzare a Parma un gruppo di cecchini da far rimanere in città dopo la ritirata dei tedeschi. In uno degli agguati attuati dai tiratori nazifascisti rimane ucciso anche il partigiano della Brigata “Parma Vecchia” Ezio Sani, il 28 aprile 1945, in via Romagnosi. Man mano che le brigate partigiane proseguono nel rastrellamento della città appena liberata, scovano cecchini appostati nell’Ospedale Vecchio (Via D’Azeglio), sul campanile della Chiesa di San Rocco con i fucili puntati verso Piazza Garibaldi. Alcuni trovano momentaneo rifugio nel Convento dell’Annunziata, in Oltretorrente. Una volta catturati, questi uomini vengono passati immediatamente per le armi. Il 4 maggio il Governo Militare Alleato annuncia, diversamente da quanto stabilito dal CLN Alta Italia e pubblicato dal giornale locale, che il Tribunale di Guerra Partigiano da quel momento cessa di funzionare. Dell’epurazione dei fascisti si sarebbe occupato un Tribunale del Popolo presieduto da un magistrato. La Commissione di Epurazione designata dal CLN Provinciale si sarebbe occupata “di stabilire la pericolosità dei cittadini che sono stati tratti in arresto tra il 26 e il 30 aprile dalle formazioni partigiane in quanto fiancheggiatori delle forze nazifasciste”. Infine dal 30 aprile solo i Carabinieri, gli agenti della Regia Questura e i nuclei della polizia partigiana avrebbero compiuto le perquisizioni, gli arresti, i sequestri. Il 9 maggio 1945 la Gazzetta riporta un elenco con i nomi di 13 fascisti (di cui due donne) fucilati per decisione della Giunta Provvisoria di Governo.  Tre di questi appartenevano alla Brigata Nera. Una delle donne, accusata di essere una “franca tiratrice”, è in realtà l’interprete del Comando Militare Tedesco che da una finestra della sede della Polizia Tedesca (SD), in viale Campanini, incitava i militari a sparare sui partigiani.


A cura di

Maddalena Arrighini
Isrec Parma

Data dell'evento

Da Giovedì, 26 Aprile 1945 a Venerdì, 4 Maggio 1945

Luogo dell'Evento


Via Romagnosi, Via Massimo D’Azeglio (Ospedale Vecchio), Chiesa di San Rocco (Str. Dell’Università), Piazza Garibaldi

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