Eccidio del cavalcavia – Casalecchio di Reno

Nell’autunno del 1944 inizia la fase più difficile per la Resistenza bolognese: con gli Alleati fermi lungo la Gotica, l’azione antipartigiana delle SS e delle varie componenti militari e para-militari della RSI vive la sua stagione più intensa e cruenta. Rastrellamenti e stragi di civili investono sia la zona appenninica (Monte Sole, 29 settembre-5 ottobre 1944), la campagna (Vigorso, 21 ottobre 1944) e la città (Sabbiuno di Paderno, 14 e 23 dicembre 1944). Nei territori immediatamente circostanti la città, i rastrellamenti nel quadrante sud-ovest si intensificano nei primi giorni di ottobre: le zone di Sasso Marconi, Monte San Pietro, Zola Predosa e Casalecchio di Reno vengono travolte dai reparti della 16ª divisione Waffen-SS – la stessa che aveva operato a Monte Sole – che rastrellano partigiani, potenziali collaboratori e semplici civili, con il doppio intento di reprimere l’azione resistenziale e raccogliere manodopera per il lavoro coatto. A segnare quei territori sono due avvenimenti accaduti l’8 ottobre. Durante un rastrellamento a Casalecchio due militari della 16ª fermano un autocarro con a bordo partigiani nascosti: nello scontro a fuoco, che si svolge nei pressi del cavalcavia della stazione, perdono la vita due nazisti. Nello stesso giorno, un altro rastrellamento si concentra a Rasiglio, in zona Sasso Marconi, dove si nascondono le basi clandestine della 63ª brigata Garibaldi Bolero: anche in questo caso, i partigiani rispondono al fuoco. Dodici di loro vengono uccisi, altri sono presi prigionieri: quattro italiani (Giacomo Dall’Oca, Ubaldo Musolesi, Gino Zacchini e, il quarto, tutt’oggi sconosciuto), un medico-partigiano di origine costaricana (Collado Martinez) e sei cittadini sovietici che si erano aggregati alla 63ª (Andreevic Marussa Filip, “Miska”, “Vassili” più altri tre tutt’oggi ignoti). Insieme a loro undici, vengono arrestati anche due contadini, Mauro Emeri e Alberto Raimondi, accusati di aver prestato assistenza e rifugio ai partigiani. Reclusi, nell’immediato, in un porcile a Ronca di Monte San Pietro, il 9 ottobre vengono trasferiti presso il Comando delle SS a Calderino. Il giorno seguente, il 10 ottobre, tutti e tredici sono condotti nella piazzetta adiacente al cavalcavia della stazione, lì dove due giorni prima erano caduti i due nazisti della 16ª nello scontro a fuoco coi partigiani. Giunti nella piazzetta vengono legati con del fil di ferro a pali, cancelli e alberi, quindi, giustiziati: i loro corpi restano esposti per alcuni giorni, come monito. Al contadino Raimondi viene appeso al collo un cartello emblematico: “Questa è la fine di ogni partigiano o spia antitedesca”.


A cura di

Filippo Mattia Ferrara
Istituto Storico Parri Bologna Metropolitana

Data dell'evento

Da Domenica, 8 Ottobre 1944 a Martedì, 10 Ottobre 1944

Luogo dell'Evento


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