Evasione da San Giovanni in Monte

Costruito nel XIII secolo, al fianco dell’omonima chiesa nel centro di Bologna, il complesso di San Giovanni in Monte è, fino all’epoca napoleonica, sede del convento dei Canonici Regolari Lateranensi. Tramutato in carcere giudiziario nel 1897, mantiene la medesima funzione fino agli anni Ottanta del Novecento, prima di diventare – così com’è attualmente – sede del Dipartimento di Storia dell’Università di Bologna.
Nei venti mesi di occupazione nazifascista della città, è il principale luogo di detenzione per i prigionieri politici arrestati dalle autorità della Repubblica Sociale Italiana e dell’Aussenkommando, il comando locale delle SS. Nel periodo compreso tra l’8 settembre 1943 e il 21 aprile 1945 vengono reclusi circa settemila tra detenute e detenuti: partigiani, gappisti, renitenti alla leva e civili vittime dei vari rastrellamenti attorno alla città. Molti di loro, fino all’autunno 1944, vengono uccisi al Poligono in via Agucchi o nel cosiddetto “luogo di ristoro dei Partigiani”, in Piazza Nettuno, dove oggi è eretto il Sacrario. Durante il “lungo inverno”, invece, dal carcere vengono prelevate le vittime degli eccidi di Sabbiuno (14, 23 dicembre 1944) e San Ruffillo (10 febbraio-16 marzo 1945). Parallelamente ai prigionieri politici, il carcere di San Giovanni in Monte è utilizzato – in particolare nel periodo compreso tra l’autunno 1943 e l’estate 1944 – come luogo di detenzione di circa un centinaio di ebrei bolognesi, destinati prima ai campi di transito di Fossoli e Bolzano, e poi ai campi di concentramento e sterminio del sistema concentrazionario nazista. Nell’estate 1944 San Giovanni in Monte diventa teatro di una delle più spettacolari, e meglio riuscite, operazioni della 7° brigata Gap. Sono circa le dieci di sera del 9 agosto 1944 quando dodici uomini si presentano alle porte del carcere a bordo di due auto Fiat 1100: di questi, tre di loro indossano divise dell’Aussenkommando, cinque hanno quelle delle Brigate Nere fasciste, corpo ausiliario delle forze armate della RSI. I restanti quattro, invece, sono partigiani arrestati nel corso di una delle tante ronde serali. Nessuno degli operatori del carcere aspetta detenuti ma, sono mesi di guerra civile in una città occupata, e non sempre ci sono i tempi per procedere secondo forma. Scesi dalle auto gli otto militari portano, strattonando, i quattro detenuti e si fanno aprire il cancello: imbavagliano i secondini, tagliano i cavi telefonici e si fanno consegnare le chiavi della sezione maschile. I tre in divisa nazista sono, in realtà i partigiani Bernardino Menna, Lino “William” Michelini e Arrigo Pioppi. I cinque in divisa delle Brigate Nere sono i partigiani Massimo Barbi, Nello Casali, Bruno Gualandi, Vincenzo Sorbi e Roveno Marchesini. I quattro partigiani arrestati Giovanni Martini, Renato Romagnoli, Dante Drusiani e Vincenzo Toffano. Sono tutti membri della 7° GAP. Nel giro di pochi istanti aprono le celle della sezione maschile del carcere: evadono circa 340 detenuti. Di loro, la stragrande maggioranza, riprende o inizia la lotta armata contro i nazifascisti: chi tra le fila dei gappisti in città, chi nelle brigate di montagna, la Resistenza bolognese vede ingrossare le proprie fila. La speranza è che sia arrivato il momento dell’attacco decisivo, da sferrare nell’autunno 1944: la realtà, però, sarà molto diversa.


A cura di

Filippo Mattia Ferrara
Istituto Storico Parri – Bologna Metropolitana

Data dell'evento

Mercoledì, 9 Agosto 1944

Luogo dell'Evento


Piazza San Giovanni in Monte 2, 40124 Bologna

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